martedì 14 aprile 2009

L'AQUILA 14/04/09SONO TANTISSIMI I PALAZZI INAGIBILI.


L'AQUILA - ''Abbiamo un capannone intero pieno di reperti. Il materiale lo abbiamo raccolto e quindi e' stato sequestrato''. Cosi' il procuratore della Repubblica presso il tribunale dell'Aquila, Alfredo Rossini, risponde ai giornalisti che gli chiedono se nell'ambito dell'inchiesta aperta sui crolli provocati dal terremoto sia gia' stato sequestrato del materiale? Verranno sequestrate anche intere aree? ''Vedremo quello che servira''', afferma il procuratore, al termine di una riunione ''con tutti i sostituti per organizzare i turni di lavoro. Il lavoro e' tanto - spiega - e dobbiamo dividerci le cose da fare''. ''Abbiamo dato l'incarico ai periti, abbiamo raccolto le macerie da esaminare, stiamo vedendo le carte'', aggiunge Rossini, sottolineando anche la difficolta' di reperire documenti da uffici che sono totalmente crollati. ''Ancora nessun iscrizione nel registro degli indagati'', ribadisce Rossini, il quale conferma anche ''l'intenzione di non limitarsi ad indagare i presunti responsabili, ma di volerli arrestare''.

Nelle prossime ore gli inquirenti che indagano sui crolli degli edifici provocati dal terremoto in Abruzzo sentiranno i primi testimoni. Lo ha confermato lo stesso procuratore della Repubblica presso il tribunale dell'Aquila, Alfredo Rossini.

Tra i primi testi anche le persone che hanno fatto sui media dichiarazioni ritenute interessanti ai fini dell'inchiesta, come la giovane che aveva lasciato la casa dello studente qualche giorno prima della scossa distruttiva dopo aver detto di ritenere la struttura per niente sicura. Il procuratore ha anche detto che finora non ci sono denunce presentate dai cittadini, anche se questo naturalmente non ostacola l'inchiesta: ''noi procediamo d'ufficio'', ha affermato.
Per quanto denunciato con forza sui media subito dopo il terremoto Carmela Tomassetti, 23 anni, si annuncia come la testimone chiave dell'inchiesta. La studentessa, fuggita dalla casa dello studente una settimana prima della tragica scossa, non si sottrae a questa responsabilità.

E' pronta a ripetere che quel palazzo era inagibile e che nessuno ha voluto ascoltare l'allarme che lei stessa aveva lanciato. "La casa dello studente doveva essere chiusa - denuncia la giovane -. Lo ripeterò davanti ai magistrati che so per certo mi ascolteranno. Voglio giustizia per tutti gli amici che sono morti sotto le macerie. Ho chiesto un sopralluogo il 30 marzo e mi hanno detto che era tutto a posto. Chi ha sbagliato deve pagare".

PROCURATORE: OSPEDALE UNO DEI PUNTI PRINCIPALI INCHIESTA
L'ospedale dell'Aquila, nuovo e ora del tutto inagibile dopo la scossa di terremoto del 6 aprile, ''e' uno dei punti principali'' dell'inchiesta aperta dal procuratore Alfredo Rossini. Lo ha detto lo stesso magistrato, parlando con i giornalisti al termine di una riunione operativa con i suoi sostituti che si e' tenuta nella scuola della Guardia di Finanza, dove la procura dell'Aquila ha ora installato alcuni suoi uffici. ''A prescindere da cio' che e' gia' emerso, e cioe' la mancanza del certificato di agibilita''', la centralita' dell'ospedale nell'indagine, spiega il magistrato, e' dovuta al fatto che ''la nostra priorita' e' data ai grandi edifici nuovi che pero' sono crollati lo stesso. L'ospedale - aggiunge Rossini - e' stato oggetto di un'inchiesta parlamentare: noi abbiamo gia' acquisito tutti i risultati di quella inchiesta''.
"Abbiamo un capannone intero pieno di reperti. Il materiale lo abbiamo raccolto e quindi è stato sequestrato". Così il procuratore ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se nell'ambito dell'inchiesta aperta sui crolli provocati dal terremoto sia già stato sequestrato del materiale? Verranno sequestrate anche intere aree? "Vedremo quello che servirà", afferma il procuratore, al termine di una riunione "con tutti i sostituti per organizzare i turni di lavoro. Il lavoro è tanto - spiega - e dobbiamo dividerci le cose da fare". "Abbiamo dato l'incarico ai periti, abbiamo raccolto le macerie da esaminare, stiamo vedendo le carte", aggiunge Rossini, sottolineando anche la difficoltà di reperire documenti da uffici che sono totalmente crollati. "Ancora nessun iscrizione nel registro degli indagati", ribadisce Rossini, il quale conferma anche "l'intenzione di non limitarsi ad indagare i presunti responsabili, ma di volerli arrestare".

MAFIA NON E' ESTRANEA ALL'ABRUZZO
Il "fiume di soldi" che arriverà all'Aquila per la ricostruzione è appetibile per gli interessi mafiosi, che non sono estranei all'Abruzzo: e dunque la Procura dell'Aquila, che ha aperto un'inchiesta sui crolli provocati dal terremoto, vigilerà anche su quest'aspetto. Lo ha detto, parlando con i giornalisti, il procuratore della Repubblica presso di tribunale dell'Aquila Alfredo Rossini. "Ho parlato poco fa con il procuratore nazionale antimafia Grasso" del rischio di infiltrazioni mafiose, ha affermato Rossini. "Noi non possiamo dire che abbiamo già trovato interessi mafiosi nella ricostruzione, perché la ricostruzione ancora non è partita. Abbiamo però supposto che siccome in Abruzzo, come abbiamo già dimostrato, ci sono delle infiltrazioni mafiose, è abbastanza normale pensare che i mafiosi non siano distratti rispetto al fiume di soldi che deve arrivare". "Quindi - ha aggiunto il procuratore - staremo molto attenti per controllare chi verrà, i requisiti che dovranno avere, e non parlo soltanto della certificazione antimafia".

CHIODI, MAFIA NON E' PREOCCUPAZIONE CONCRETA - L'allarme relativo alla infiltrazione della criminalità organizzata nella ricostruzione in Abruzzo "non è una preoccupazione concreta". Lo ha detto, parlando con i giornalisti, il presidente della Regione, Gianni Chiodi. "E' una paura, un'ansia - ha spiegato - che deriva da quello che alcune volte è accaduto nel nostro Paese. Però i tempi sono cambiati: questo è l'Abruzzo e, soprattutto, non c'é nemmeno un principio di indizio per dire queste cose. Capisco però - ha concluso - che fa leggere i giornali".

IN ABRUZZO INDAGINI SU INFILTRAZIONI MAFIOSE
di Lirio Abbate

ROMA - La mafia, già prima del terremoto, aveva iniziato a infiltrasi nella pubblica amministrazione in Abruzzo: il dato emerge da indagini della procura della Repubblica dell'Aquila, coordinate dalla Direzione nazionale antimafia. Ora, dopo il sisma, il timore che la criminalità organizzata allunghi le mani sugli appalti è reale e gli investigatori stanno mettendo a punto le strategie per preservare il fiume di denaro che arriverà in Abruzzo per la ricostruzione.

Secondo rapporti giudiziari, di cui è in possesso l'ANSA, da alcuni mesi erano già state avviate indagini "che presentano tutte le caratteristiche di possibili infiltrazioni mafiose - scrivono gli inquirenti - ed in particolare di Cosa nostra, nel settore degli appalti e dello smaltimento dei rifiuti, attraverso la costituzione e il trasferimento in Abruzzo di società che potrebbero servire da un lato come serbatoio per il riciclaggio di denaro sporco e dall'altro per ottenere finanziamenti pubblici e appalti per lo smaltimento dei rifiuti".

L'indagine su possibili infiltrazioni mafiose in Abruzzo nella pubblica amministrazione ha portato a indagare su un'impresa costituita da alcuni anni, i cui movimenti societari hanno portato a ritenere "che serva ad operazioni di riciclaggio o altre attività illecite che richiedano la copertura di esponenti politici".

L'analisi fatta dalla Procura nazionale antimafia sull'Abruzzo porta alla conclusione che è "in netta crescita l'insinuarsi nella regione della camorra per quanto riguarda il traffico di droga e di Cosa nostra per possibili infiltrazioni mafiose, in corso di accertamento, soprattutto nel settore dello smaltimento dei rifiuti, con il suo strascico di corruzione e riciclaggio di denaro sporco". Il territorio abruzzese, secondo quanto emerge dalle inchieste, fino a poco tempo fa era immune da radicati insediamenti di matrice mafiosa, anche se sono state in costante aumento ed hanno assunto connotati di maggiore significatività le presenze criminali organizzate nel pescarese e nel teramano (principalmente nel settore del gioco d'azzardo, della contraffazione illegale di prodotti commerciali e dello spaccio di sostanze stupefacenti).

Ad ogni buon conto l'Abruzzo, così come la provincia di L'Aquila, per motivi legati soprattutto alle radici culturali e storiche, non ha prodotto fenomeni legati alla criminalità organizzata. Intanto gli scali marittimi di Pescara, Giulianova, Vasto ed Ortona focalizzano nella regione alcune rotte commerciali secondarie utilizzate anche per i traffici di stupefacenti, provenienti prevalentemente dall'Albania, e la tratta di esseri umani. "Penetrante ormai - scrivono i magistrati della Dna - la presenza di elementi legati alla camorra (soprattutto) ma oggi anche alla 'ndrangheta e alla mafia siciliana''.

Fenomeno peculiare dell'Abruzzo è la presenza sul territorio di gruppi di nomadi stanziali (le famiglie dei Di Rocco e degli Spinelli) dediti a tutti i possibili traffici, dallo smercio degli stupefacenti acquistati dagli albanesi, alle estorsioni e all'usura, con conseguenti investimenti immobiliari milionari. "L'esperienza del passato per le ricostruzioni del dopo terremoto nell'Irpinia - dice il procuratore nazionale Pietro Grasso - ci serve da esperienza per valutare e prevenire quello che può accadere in Abruzzo".

"Occorre considerare che l'Abruzzo - prosegue il capo della Dna - non è certo la Campania, dove vi è una presenza massiccia della criminalità organizzata". "L'esperienza - aggiunge il procuratore - impone di rendere più trasparenti gli appalti del dopo-terremoto, facendo anche attenzione a come vengono gestiti i fondi milionari e a quali imprese vengono affidati i lavori con trattativa privata".

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